mercoledì 29 maggio 2019

MOSTRA Tappeti antichi di origine tibetana



La mostra è inserita nell'evento MANDALA della Prosperità
Udine - 20-21-22-23 Giugno - Palazzo Morpurgo - via Savorgnana 12 
Nell’esposizione proposta si esporranno oggetti di uso comune annodati in lana dal popolo tibetano e dalle popolazione dell’Asia centrale.
Tessuti unici, coloratissimi, composti da elaborati intrecci dalla forte carica simbolica, eredità di messaggi solo in parte codificati, con un filo conduttore di fondo in comune, lo Sciamanesimo .I simboli che si nascondono tra gli orditi e le trame dei tappeti, grazie alla loro diversità di interpretazione, possono creare sensazioni diverse in chi li osserva, sussurrare messaggi che si perdono nella notte dei tempi e rimandano al nostro passato, al nostro subconscio.  Ma allo stesso tempo possono essere percepiti come creazioni moderne, avanguardia a loro insaputa delle tendenze più attuali nell'arte contemporanea.
( clicca sulle immagini e vedi meglio )



I TAPPETI DI ORIGINE TIBETANA
Il Tibet è stato per lungo tempo una terra inesplorata, dove solo poche notizie venivano di tanto in tanto riportate dai viaggiatori occidentali.
Il modo di vita e le tradizioni delle popolazioni che abitavano quei territori erano e sono ancora in parte misteriose.
La struttura sociale della popolazione del Tibet, fino alla meta del XX secolo, era divisa in tre categorie principali: i monaci con le loro differenziazioni all'interno del Buddismo (Vajrayana) tibetano, che a sua volta dal VII sec. d.C. aveva inglobato il precedente culto Bon, basato sullo sciamanesimo di origine indoeuropea, i “signori”
ovvero le classi sociali più abbienti e la popolazione che, con le loro usanze e tradizioni, conducevano una vita semplice e senza pretese.
Ogni creazione tessile era legato sia alle tradizioni sciamaniche che religiose. Nulla veniva lasciato al caso, neanche i colori scelti per la realizzazione degli oggetti di uso comune. Dal 1950, con l’inizio dell'invasione cinese del Tibet, molte usanze, costumi e manufatti, fino a quel momento poco conosciuti, iniziarono ad interessare ed essere studiati dai collezionisti di tutto il mondo.
Purtroppo però le tradizioni sia culturali che religiose iniziarono a degenerare in maniera irreversibile. Ormai in Tibet è iniziato un processo sistematico di riprogrammazione culturale, che porterà alla perdita di un inestimabile tesoro di conoscenze.
E’ stato scelto di portare per questa mostra alcuni oggetti di uso comune tra cui le Takyabs ed i Wangden.

Le Takyabs sono decorazoni, forse è meglio definirli gioielli, che venivano apposte sulla fronte degli animali, in genere cavalli o Yak.
Erano annodate con una tecnica particolare, la stessa che distingue tutti i tappeti di origine tibetana.
Con la loro carica propiziatoria e apotropaica, venivano usate per proteggere coloro che facevano i lunghi viaggi attraverso l'ampia ed impervia distesa del Tibet e della Mongolia, quando nulla veniva lasciato al caso. La simbologia abbinata ai colori trasmetteva dei messaggi che potevano essere decodificati solo dalle popolazioni che vivevano in quei territori.

Le origini dei tappeti Wangden sono al quanto misteriose. Secondo le tradizioni orali locali, così come l'opinione di alcuni studiosi e appassionati occidentali, furono il primo tipo di tappeto a nodi annodato mai tessuto in Tibet.

I tappeti di Wangden differiscono dagli altri tappeti tibetani annodati sia nella struttura che nel design ed in origine venivano realizzati per l’uso comune da gruppi di pastori a nord di Gyan-se, solo in seguito furono introdotti nei monasteri buddisti della vallata di Wangden come tappeti da meditazione e per la preghiera.
Ricchi di simboli antichissimi, quadri concentrici, svastiche, greche, croci, riprendono e trasmettono sia l’alfabeto segreto, in realtà mai perduto della cultura sciamanica del Tibet, che i simboli che derivano direttamente dal culto Bon.


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